[Metrica: per ora sinalefe solo tra la stessa vocale, non mi piace: da sistemare!!!]
Soffia il vento negro
guerra bastarda
pance gonfie di bimbi
Là sul mare lontano
navi di morte
e, sopra noi, missili
Colpi, sembrano tuoni
fucilazioni
niente di vivo, resta
Polvere che era terra
sterile e nera
Ragnarok del futuro
Pandemia programmata
scelta pensata
il vecchio mondo muore.
Che mondo ci rimane?
niente futuro
solo violenze e morte.
Davanti al tramonto
ci si domanda:
quanto vale la morte?
Nel cielo la risposta:
fine di tutto
e senso del vivere.
Soldati ci sparano
un solo dubbio:
di che esercito sono?
Nel canneto osservo
lieve scuotersi:
avanza il nemico
Baracche diroccate
vera miseria
ma è pur sempre casa
Idranti colpiscono
folle serrate,
blindati schierati
Tre caccia sorvolano
terre predate:
per ora nessuna bomba
Carabina puntata
inquadro l'uomo
i suoi occhi brillano
Polvere nella brezza
primo mattino
niente rapporto scritto
Cielo all'equatore
nessun tramonto
notte cade sul giorno
Stupidi assassini
sopra le mine
inseguendo noi prede
Vento colpisce tende
desolazione
di pascoli lasciati
Nel puzzo della morte
l'ultima guida,
per febbre malarica
Nel campo di crateri
vedo un fiore
porpora su cenere
Tosse brucia nel petto
vado in branda
mi sveglierò più vecchio
Quando non ci sarò più
sarò libero
di volare nel nulla
Rocce giù dalla rupe
sarà una serpe
o il nemico letale
Gracidio delle rane
qui nel deserto
vorrei tanto vederle
Sul valico montano
passo rapido
non so cosa mi aspetta
Su rocce friabili
con corde marce
guardo la piana, laggiù
Le mughe profumano
ferita brucia
vorrei antibiotici
Uno stambecco pascola
non gli sparare
il rumore allerta
Sopra alla montagna
davanti mare
e dietro il deserto
Bianco sole, calore
vedi ma non sai
se crederci o meno
Stanotte niente sonno
bramo la morte
esisterà un senso?
Sabbia e solo sabbia
luci notturne
la rendono un mare
Forte luce lunare
globo nel cielo
ci tiene compagnia
Grandi fuochi bruciano
tutti danzano
solo per scordare
Giunge un temporale
lieve ristoro
il deserto fiorirà
Camminiamo incerti
erbaccia arida
troppi giorni di marcia
Forti, snelli cavalli
nobili occhi
guardo il fiume secco
Un corvo sulla pista
aeroporto
domani partiremo
Ultima sera buia
tutti stupiti
di esser, proprio noi, qui
Sotto ai capannoni
musica fitta
dimentichiamo tutto
Cielo rosso verso est
alba sfinita
ultimo strano giorno
I motori accesi
rombo tonante
asfalto come specchio
Scaletta d'alluminio
va bene così
spaesato, ora parto.
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