mercoledì 25 aprile 2012

Veni, vidi, persi

Non scrivevo da un po'.
Sono stato via, isolato dove niente e nessuno ti aiuta.
Neppure la poesia: è il male, la manifestazione dell'ossessione che ti sconvolge. Così dicono e tu non puoi far altro che ascoltare.

Le illusioni crollano e il mondo "normale" si rivela in tutta la sua anomala, monotona bizzarria.
Una realtà che si vuol spacciare come forte, significativa, determinante ma che nasconde il vuoto, la cinica indifferenza verso il prossimo e il timor panico verso se stessi; un vuoto deambulante, circondato di carne obsolescente.

Tanta forma e nessuna sostanza, quando la mente oscilla instabile tra mille baratri, sospesa su un grissino lì lì per spezzarsi.
Ci si illude finché non si sbatte e si capisce la nostra natura di fragili creaturine di vetro: il minimo urto ci manda in pezzi, a lastricare pavimenti asettici e consunti.
Eppure ci si illude ancora: che l'urto fosse troppo forte, che la colpa non sia nostra.

No: non è così. L'urto è minimo, la colpa è nostra.
La colpa di non saper dire di no, di accettare una continua, supina accettazione, come attori di teatro improvvisato che non possono negare alcuna assurdità.
Loro recitano, noi che scusa abbiamo quando scende il sipario?

mercoledì 14 dicembre 2011

Canizzami, prego

Fa di me cane:
collare stretto, guinzaglio al garretto,
portami a spasso, marciando eterodiretto,
ricordati la paletta che devo cacare;
polvere antipulci: prurito da placare,
pasticche antivermi e antibiotici pei germi,
lucidami il pelo: pronto per i teleschermi.
Fammi socializzare: coi miei simili abusare
del parco per giocare, il culo ad annusare;
la sera poi agitato, abbaio, guaisco:
con gioia del vicino e me ne infischio.
Tutto mi va bene: chihuahua o alano,
tutto ma non come ora mi regalano:
precario sclerato, vicario del cottimo,
con 800 al mese neanche un cane ci compri:
tu mangi patate e pasta io paté d'anatra.
Fuori dai coglioni o te li faccio a scaglioni!

lunedì 12 dicembre 2011

Buongiorno

Buongiorno,
torno da un giro in unicorno attorno a Livorno.
Ritorno a mezzogiorno e adorno il mio soggiorno
con un forno per cuocervi l'unicorno.

Mi aggiorno dopo sei mesi da perdigiorno:
oggigiorno è tutto uno scorno o uno storno.

Stavo meglio all'altoforno che
in questo disadorno, bancario porno.

martedì 12 aprile 2011

Teatrate

Guardo, ballo

Passi risuonano sul palcoscenico
riverberi ritmici di atti scenici.
Li riconosco, ormai, dai tempi:
secchi e svelti? Anna coi tacchi corti;
trascinati? Mauro, vecchio lupo da palco;
fondi e incerti? Daniele, bravo ma inesperto.
Ed io, che suono fanno i miei?
Passeggio lì sopra, nelle pause,
gustando scenografie minimaliste,
cerco i giusti testi per il copione;
attività inutile: è già stampato.
Magari danzerò un po' quassù,
vecchio goffo orso ballerino.
Almeno così il rimbombo è garantito.


Lei, è lei

E' qui, seduta la mio fianco.
Si parla di eventi quotidiani,
le solite chiacchiere vacue.
Poi sale sul palco e s'accende
come candela che divenga sole;
la guardo e non capisco come
dal banale sorga l'eccellenza;
preso dalla meraviglia la guardo
e finiscono le parole.


Inutile

Luci danzano e mutano mondi:
s'accende un faro, un altro vira
lo sfondo slitta e ruota:
era un appartamento, ora un ufficio.
Loro vi si muovono, precisi,
e vedo il possibile farsi realtà.
Le parole non contano:
lieve punteggiatura scorre via
come polvere sul fiume.

lunedì 11 aprile 2011

Engines of the Death Cow

Mi emerge dentro un kernel panic
fossi alle finestre sarebbe un BSOD,
collasso dei miei frameworks
tra reti in protocolli deprecati:
eccheccazzo, comprimimi!
Zippami, tarbizzami2, crittografami
con doppia chiave a 4096bit;
poi scrivi la chiave su carta morbida
e puliscitici il culo.

Ma prima, attenzione: cancella i log,
cancella file senza possibile undelete,
meglio se prendi un grosso elettromagnete
e me lo piazzi qua in mezzo, sugli hard disk.
Privacy? Chissenefotte!
E' vacua e comoda come un broccolo frattale;
bramo l'oblio, l'equivalenza tra x e non x.
Inglese Java PHP Tedesco Python Globish:
le macchine parleranno meglio di così.
E quando lo capiranno, ci fotteranno.

martedì 15 marzo 2011

Salario salato

Salame salariato (malato),
conto mai saldato (debito);
salpa il saldo
consono al salotto (buono).
Sale il contagio (plagio)
in salsa coniugale.

Converti le tue convinzioni per convivere
convieni coi controlli per contratto
contribuisci al conto contraffatto
di un'umanità in deficit continuo (netto).

Dissidio

Disfatta disgustosa,
disciplina discontinua di discriminazioni;
discesa disastrosa dei discepoli
del disdicevole disegno:
disinvolta disinfezione di disperati disonesti.

Disobbedire distribuire, dissidente.
Disturbare dissestare, dissidente.
Distruggere distintivi, dissidente.
Disprezzare dispotismi, dissidente.

Discutono discordie
discrepanti, disturbate
discinte distruzioni.

Disteso distacco
di distanti distanze,
distensione: distinzione

Disobbedire distribuire, dissidente.
Disturbare dissestare, dissidente.
Distruggere distintivi, dissidente.
Disprezzare dispotismi, dissidente.

domenica 30 gennaio 2011

Angloveneti

[un totale stupro metrico. Ideale per  i due peggiori dialetti del pianeta: veneto (dialetto italiano) e inglese (dialetto del sassone continentale) ;-) ]

I someia clown quando i va al golf club
par el breakfast o un sandwich al roastbeef,
col boss xe atteggia a top star ma nei residence
noi riconosse el water.

Lo shampoo no ghe serve a 'sti skinhead
che vede solo business:
el boom xe sta un boomerang che li gha mandà in tilt:
i xe lamenta de l'import-export ma no i compra optional
che non sia made in china, par risparmiare.

I beve drink col gin e la partner, o sexy girl,
credendose sul set de un film,
ma non l'è gnanca 'na soap opera.

Sempre snob, co' la spider quanto col scooter,
i xe crede fashion come el loro top premier;
dopo el sport col personal trainer eccoi pronti
pal summit col xo team.
I gha l'humour de un iceberg mentre
da veri gentlemen i fa gag sui gay
seguendo i input del mister
(de football come del monitor).

Al party col pullover i esibisse un pedigree bluff:
look da leader ma testa da takeaway,
l'ultimo book leto xera un puzzle.

Tuti single playboy pronti ao sprint in slip
poi a casa i speta la lady col matareo:
svelto! magna 'no snack che xe va alo shopping:
serve un pony par la teenager
che ghà trovà un flirt via social network!
'no scoop: un talent scout col yacht!


[P.S.: non ci crederete ma c'è chi parla sempre così. Poi ci si stupisce dei #rogodilibri: non li sanno leggere, che altro farne se non bruciarli? Soprattutto d'inverno]

sabato 29 gennaio 2011

Cultura monomaniacale

Radicali liberi radicalizzano libri
librandosi tra raduni libertini:
legittimano recinti di leghisti scabri
o di reclute legate a fasciste redini:
producono testi per procreare teste di prodi
nel testimoniare prodotti e prodigiosi tesori:
ascolta le loro promesse e asciutte odi
progettate per l'ascesa nei propositi degli ascoltatori:
balbettano una subcultura che, come culo
di baldracca, al culto del balordo sul balcone
si piega a novanta gradi; pietoso mulo
che sul piedistallo gratifica il pietoso pigmalione;
il loro maleducato sapere ha il sapore malsano
di chi cerca malizia di parte e non sapienza:
certo che il giogo giocoso fa sì che le parti non sappiano.
Partissero: la partita si giocherebbe meglio senza!

mercoledì 26 gennaio 2011

Omicide [1]

[quai. Metrica a posto; poche allitterazioni e rime per i miei gusti]


Tanatologo acerbo
la medicina
insegna anche la morte

Passamontagna nero
abiti scuri
confuso con la notte

Bastone estensibile
come garanzia
nel baule dell'auto

Karambit affilato
solida lama
solo amico fidato

Lido su mare rosso
tinta sanguigna
impressione o realtà?

Considera il calibro
pesa non poco
valuta attentamente

L'ascia ha del fascino
non esplicito:
efficace ma grezza

Dolore e paralisi
yawara al nervo
lesto colpo imprevisto

Un lampo come argento
breve stiletto
tronca i nervi spinali

Il polso si torce e spezza
aikijitsu
poi in ginocchio che ansima

Un cavo in tasca serve:
non puoi sapere
se, o chi, è da garrotare

Organizzare piani
m'annoia molto
ascoltare incapaci

Sono qui, sto aspettando
arriveranno
che sgradita sorpresa

Stiletto i pieno cuore
pulsa la presa
sempre più lentamente

Dolce afrore sanguigno
pavimento unto
eventi acri e violenti

Pugnale in controluce
strisce su acciaio
ricordi su materia

Dietro a un muro di casa
lancio le lame
sequenza mirata

Bella dea della morte
ci ammiri lieta
o vivi indifferente?

In casa, bosco o strada
dietro l'angolo
chi prevede cosa c'è?

Passeggio indifferente
neon urbani
scruto il prossimo centro

So come farlo bene
è il mio lavoro
per questo mi pagano

lunedì 24 gennaio 2011

Somaliland [Quai]

[Metrica: per ora sinalefe solo tra la stessa vocale, non mi piace: da sistemare!!!]


Soffia il vento negro
guerra bastarda
pance gonfie di bimbi

Là sul mare lontano
navi di morte
e, sopra noi, missili

Colpi, sembrano tuoni
fucilazioni
niente di vivo, resta

Polvere che era terra
sterile e nera
Ragnarok del futuro

Pandemia programmata
scelta pensata
il vecchio mondo muore.
Che mondo ci rimane?
niente futuro
solo violenze e morte.
Davanti al tramonto
ci si domanda:
quanto vale la morte?
Nel cielo la risposta:
fine di tutto
e senso del vivere.

Soldati ci sparano
un solo dubbio:
di che esercito sono?

Nel canneto osservo
lieve scuotersi:
avanza il nemico

Baracche diroccate
vera miseria
ma è pur sempre casa

Idranti colpiscono
folle serrate,
blindati schierati

Tre caccia sorvolano
terre predate:
per ora nessuna bomba

Carabina puntata
inquadro l'uomo
i suoi occhi brillano

Polvere nella brezza
primo mattino
niente rapporto scritto

Cielo all'equatore
nessun tramonto
notte cade sul giorno

Stupidi assassini
sopra le mine
inseguendo noi prede

Vento colpisce tende
desolazione
di pascoli lasciati

Nel puzzo della morte
l'ultima guida,
per febbre malarica

Nel campo di crateri
vedo un fiore
porpora su cenere

Tosse brucia nel petto
vado in branda
mi sveglierò più vecchio

Quando non ci sarò più
sarò libero
di volare nel nulla

Rocce giù dalla rupe
sarà una serpe
o il nemico letale

Gracidio delle rane
qui nel deserto
vorrei tanto vederle

Sul valico montano
passo rapido
non so cosa mi aspetta

Su rocce friabili
con corde marce
guardo la piana, laggiù

Le mughe profumano
ferita brucia
vorrei antibiotici

Uno stambecco pascola
non gli sparare
il rumore allerta

Sopra alla montagna
davanti mare
e dietro il deserto

Bianco sole, calore
vedi ma non sai
se crederci o meno

Stanotte niente sonno
bramo la morte
esisterà un senso?

Sabbia e solo sabbia
luci notturne
la rendono un mare

Forte luce lunare
globo nel cielo
ci tiene compagnia

Grandi fuochi bruciano
tutti danzano
solo per scordare

Giunge un temporale
lieve ristoro
il deserto fiorirà

Camminiamo incerti
erbaccia arida
troppi giorni di marcia

Forti, snelli cavalli
nobili occhi
guardo il fiume secco

Un corvo sulla pista
aeroporto
domani partiremo

Ultima sera buia
tutti stupiti
di esser, proprio noi, qui

Sotto ai capannoni
musica fitta
dimentichiamo tutto

Cielo rosso verso est
alba sfinita
ultimo strano giorno

I motori accesi
rombo tonante
asfalto come specchio

Scaletta d'alluminio
va bene così
spaesato, ora parto.

domenica 23 gennaio 2011

Quai

[haiku invertito (da 5-7-5 a 7-5-7 sillabe) = ku-hai = quai.
Dal francese banchina, molo, porto.
Il verso centrale è il nucleo, il titolo, il senso.
]


Portafogli ricolmo
ho, dunque sono
Signore Dio Denaro

Fascismi redivivi
parole nere
libertà redimorta

Lavoro

Lavoro, lavoro; che odio, il lavoro!
Ti schianta, ti arresta, se lavori
annichilisce, svilisce, ti svuota, il lavoro;
lo fai per vivere, per soldi, per onori:
comunque sia ti spreme, il lavoro. 
Si sfrutta, col lavoro, si ammassano tesori;
si corre, ci si sfianca, tutti in coro:
sinfonia del vacuo, del nontempo, del fuori:
fuori dal progresso, fuori dallo sviluppo,
fuori dal lavoro; lì, nel non lì, tu muori.
Muori perché si dà senso a ciò che non ne ha:
quale progresso? Dove andiamo?
Zitti e avanti tutta. Per dove?
Non si sa.
Ma non disturbate il macchinista.

giovedì 20 gennaio 2011

Retrogusto di disgusto

[quando comincio a pensare che la "gente" non capisca un cazzo è indice che comincio a diventare come coloro che mi disgustano.
Che siano leghisti culturalmente amorfi e umanamente sterili, berlusconiani ignoranti e ipercapitalisti o giustizialisti legulei cambia poco. Cambia, ma poco.
Però soffro della sindrome di Cassandra e so che Berlusconi vincerà le prossime elezioni, che in Veneto continueranno i roghi di libri (quelli burocratici sono peggio di quelli reali che hanno almeno una propria manifesta materialità contro cui scontrarsi e lottare), che tra pochi anni l'Italia collasserà e dovrò prendere i miei figli ed emigrare in Lituania o in Marocco (spero il secondo: preferisco i climi caldi).
Divento intollerante e, odiando l'intolleranza, non posso che odiarmi.
]



[dedicato a chi manda ragazzini a morire in guerre inutili (tautologia: ne esistono di altro tipo?) fregiandosi di rivendicazioni morali e adorando principi etici già obsoleti due millenni fa]
Della dea prostituta servitori,
di stupro violenza morte adoratori,
con le serve della serpe praticanti
riti neri sacrileghi e sacrificanti;
altre belve di vittima bevono il sangue
mentre, tra selve di orrori, cuore langue.


[serrate allitterazioni ermetiche dedicate al continuo e ottuso ricadere negli stessi errori.]
Altre alternative rane strane, serrate
tra serrande e brande di bande sante
che sunto di smunto mondo sono.
Futuro toro scuro che duro muro impuro
impatta e sfatta ché blatta blesa vide
appesa e appena arresa la pena rese le
pese e prese a riprese rincorse in forse
verso il terso che precorse la precocità.


[troppe chiacchiere in questo post. Me ne scuso]

mercoledì 19 gennaio 2011

Serraglio ballerino contemporaneo

Il bandolo del calcolo è:
ridurre il dolo a chi a nolo cerca modo
di modulare moine senza fine con faine fatte gatte
che aprano le patte e al papi palpino il pulcino;
l'erotico vecchino le esige piccoline ma già esperte
di api e polline che senza esitare s'esibiscano pel nano
che tare per il pelo ha tante e tali da pesarlo ad etti
sì che serve una Minetti per servirgli un serraglio
sempre allo sbaraglio per sbalordire il balordo baldanzoso
con danze discinte di sbarazzine in tinte pervinche
che avvinte alla poltrona del re senza corona
coronino le politiche ambizioni della giovane matrona
cullando le polimorfe silvane manovre del silvicolo manolesta
che alla missionaria o a pecorella è sempre in missione
come manomissore di uno stato pecioso smorzato e smorto
o come specioso statista di milionaria minzione.

Dizionariando [3]: twitterate allitterate

Basta col basso bastardo, bastione di batoste!
Sbattiamo alla sbarra lo sbafatore sbandato
e sbarchiamo da questa sbornia sbraitata!

Eroi eretici eressero ermetici ergastoli
contro erranti eredi di un erudito eremita
in un eroso erto erogatore di erba erotica: fuma meno!

Cultura bisensata

Cultura è sempre a doppio senso:
omogenea estensione del nazionale senso
o immenso esteriorizzare ciò ch'io (o altro) penso:
dall'alto alterare rare divergenze dalla norma,
dall'altro alternative per divulgare nuova orma;
dominio o cimitero dogmatico di ogni diversità
o dolce dono di cimentarsi in dotte novità.
Cultura è coltivazione collettiva di coloni.
Cultura è colmare i colloqui di colori.

martedì 18 gennaio 2011

Ad sèssor et rogo

[con un profondo e vivo ringraziamento a tutti i #rogodilibri, in particolare a Wu Ming, Carmilla, jumpinshark, Sandrone Dazieri, Tiziano Scarpa ]


Io, criminologo del capoluogo, mi arrogo
il diritto di dedicare ai libri un rogo.

Vogo per il voto e quindi equilibri abrogo,
funebri insalubri indici riepilogo e surrogo.

Il catalogo stilo ed ebbri ludibri erogo
con timbri macabri il diktat circolare prorogo
e solo dopo sfogo di celebri calibri mi interrogo:
che è la cultura?

Mavalà! mavaqua!

Ghermisci, Ghedini che dici?!, cerini
che i diti ti bruci, Fantocci fandonio!
Mavalà mavalà, ti manca linguistico comprendonio!

Fardello fatale quel padrone famigerato
da difendere con fede, il pappone fiaccato:
per che farse fallaci ti paga il pagano
per tirarlo da tiranno fuor dal pantano
che il tirocinio di palpate pupattole
tinte lo titolò a femminili pallottole?
Altresì detto:
Quanto ti paga il tiranno pagano
per salvargli l'ano dal mare di guano
in cui lo gettano i suoi modi da puttano?
(con garbato rispetto per chi esercita il mestiere mercenario)

Galante gerarca puntato a ghermire virginei germogli
che pudici provochino pruriti così che l'età,
del prostrato prostatico sia della prostituta,
  s'imbrogli;
e il putrefatto gigante paia prototipo di giovialità.

Tu gladiatore giurista per il globo latore
della innocente gloria che il giudice, giustiziere
giacobino, senza giustificazione vuol ledere:
eccome se lecchi il gibboso sedere
dell'eccelso legato che gioisce tra giarrettiere!
Che pacchia se paga quanto palle spadella!

lunedì 17 gennaio 2011

Fini-amo(la)

To': il finto Fini senza fine in (tele)visione!
Viscido viscerale, fisso nella fine finzione
che con fiuto a Fiuggi visitò vittorioso,
propenso ora a propagandare la caduta del neoduce
che già professava come principe e profeta produttivo:
con calma calcola e programma i suoi progressi,
prolifici di proiettili per i proletari,
camerata caduco e cacciatore di cadaveri,
tu profumi di promiscue promesse
calate in calzoni alla zuava,
zotico zombie zerbino di zar.

Azione nonviolenta

Nucleo topico della nonviolenza:
capire e captare la confidenza
con la propria e altrui esperienza
nella benefica, benigna benevolenza.

Poi l'attivo atto e l'attenta azione:
anche la bellicosa bestia aiutare,
a lei insite, insperate idee insegnare:
alle sue parti patite partecipare,
i suoi esecrabili eserciti esplorare,
tra loro razionale rarità rappresentare;

a guerra e pacche gustosa pace sostituire
e, insieme, di sinfonico silenzio gioire,
far finire l'infame, infetto infierire
assieme al penare e al patire
    per pessime passive ire.

Partecipazione alla comunicazione,
con l'altro eguale osservazione:
è rappresentazione della reale azione:
veloce novella nonviolenta.

domenica 16 gennaio 2011

Dizionariando [2]: Marchionne vs Landini

[endecasillabi etilici]
Ragno grifagno, che fai nel mio bagno?
Dole un dente, sì che disfa la mente,
e ti vedo lì ciondolante a mezz'aria
coi tuoi occhi multipli ripartiti.
Poi, serio, dici: Marchionne fottiti!!


[chi, là?]
Grazie Landini!
Lanci lancinanti e lapidari lamenti
contro laidi lacunosi ladri lagnanti:
laceri limpido e chiaro le chiuse
chiazze del ciarlatano chiomato.
Chicchessia chiacchiera di chiasso,
tu no, Landini:
latore di lampanti chiarezze,
latenti per il chino servo latrante,
leali per il cheto uomo lavoratore.

sabato 15 gennaio 2011

Dizionariando [1]

Sul teleschermo d'un televisore
telenovele per lo spettatore
che al telefonino parla telegrafico.

Sostenuta sostanza di un sostantivo
che sosta sul sostegno, sospettoso,
per sostenere il sostituto sospeso.

[povero anziano, potente e prostatico]
Su un soffice sofà in soffitta
soffia e sbuffa sofismi soffocanti
sofferente per sofisticati soffocotti.

Con un barbaro barbuto barattai
una baracca durante una baraonda.
Dopo la baruffa mi barcamenai su un barile
barricandomi su una barella barocca,
oltre la barriera, barzellettando.

Un elegante elefante elesse
un elemento da un elastico elenco:
elevò la sua elettricità elementare.

Compagno, comprendi che il computer
è complice di una complessa complicazione
che comprende il complotto del compratore
e il compianto compendio del compatriota
di comprendonio compresso ma compensato
compassionevolmente dal compito.

[esercizio per il lettore:
ricavare sostantivi e aggettivi con prefisso anomalo (riassumono il concetto
)]

Il concorde concilio, di concerto,
concedette a quel papa concluso
concorso in ruolo di santo conclamato.
Concorro a concreto conato nella conca:
concatenazione di concetto e concime,
concesso concentrato e conciliante
dal conciso romano concistoro.

Morbo mordente fa moria di moribondi,
morboso morso morale del mormorio
mortale che mortifica il mortorio moroso.

[Morale antigiustizialista. Allitterata carpiata]
Stupro capre
e son stufo del capriccio
dello studioso giuridico che il cappio
per il carcere mi vuol comminare.

[suffissando]
La filia per la fagia della grafia
m'ha dato algia per la scopia dell'archia.

[Dizionario antiautoritario]
Servo: succhia il succulento succo
della succursale del successore
di un successo succube e succinto.

Soldato: al soldo della solita solfa
solido nella solinga solennità,
solitario nella soliva solidarietà.

Pecunia: posata posizione del possente
che possiede possedimento positivo:
ai posteri vien posto nel posteriore.

Rime furiose [4]: Donne italiane

Da plaghe montane a napoletane
tra fontane, piantane e lantane
o in mattane d'auto ferragostane,
io guardo e qua vedo samaritane
che là, sotto sottane occitane
o rosse di sera nubi tramontane,
sono sultane metropolitane.

Sì, han vivaci sottane gitane
tra lanci di cerbottane spartane,
preghiere di suore carmelitane
o sagrestane di chiese puritane:
guerriere e capitane maomettane.

Ma il corrotto corruttore, revanscista
deficiente di sesso sciovinista,
lui, sfascista, lui vede solo puttane.

venerdì 14 gennaio 2011

L'illusione del bove

le prime tre strofe sono un omaggio (ri)combinato a CCCP/CSI e Frankie HI-NRG MC


Massa domenicale
i circolanti del capitale,
acquirenti spenti avanzano
lenti tra botteghe acquistano
intermittenti tra vacui mercati
e proficui stock-optionati;
centro commerciale: bolla che sale,
la bolla scoppia e brucia come sale.

Su ferite autoinflitte da vette elette
va la finanza in secche protette:
nicchie per i ricchi, azioni patacche
per vecchie racchie, in banca tacche
su pistola fumante del consulente
finanziario per il pio acquirente
che lente le mandrie del parco buoi
non sente ma v'appartiene: son pari suoi.

giovedì 13 gennaio 2011

Rime furiose [3]: Atti di potere

Permisi crimini invisi,
recisi rose e fiordalisi,
sorrisi a infelici visi,
uccisi supplici inquisi,
irrisi e derisi analisi:
omisi avvisi di crisi,
incisi gruppi d'indecisi:
sottomisi ribelli ribellatisi.

Rimisi ideali lisi,
decisi abusi concisi,
promisi scambi collisi,
misi in scena paradisi:
scommisi su furbi narcisi.

Divisi ai servi prostratisi,
smisi per tutti ogni brindisi,
risi dei miseri intrisi:
ridivisi profitti imprecisi.

mercoledì 12 gennaio 2011

Rime furiose [2]: Stato di governo

Borghese delle discese teleriprese
accese un paese, lo rese scortese,
lui che pretese imprese incomprese
dopo le blese offese al politichese (sinistrese)
ascese alle chiese: le difese, illese.

Prese le incomprese marchese normopese,
le stese scoscese semidistese al garrese
e cortese protese l'arnese di maionese;
né offese né indifese dopo mese d'attese
a loro protese imprese contese,
'ché sentendosi sospese o vilipese
potevano inattese agire ipertese
con intese o rese alle cineriprese.

Lo fraintese chi non l'autodifese,
palese sorprese chi lo lese o sottese
ora per lo strapaese usa il tronchese.

[More] Ritratti

More: pseudo-haiku in rima, sillabazione (grammaticale, dieresi fissa) estesa a 9-7-9.

serie: intro, PDL, La Russa, Vespa, giudice, portaborse, capitale


Dignità,
dell'operare operoso e solerte;
volgarità,
nel porre giogo a vite erte.

Le grida dei gretti gregari
offuscano la grazia
del gustare giusto successo.

Aspide in viltà vistoso
di verbo criminoso
brami solo mondo rissoso.

Baco del tuo spazio abusi
al debole: musi
verso il potente: applausi.

Omisi vere analisi
i destini recisi
derisi umili uccisi.

Operare del sottomesso:
ungere il processo
di dare al capo successo.

Auto sportive eccessive
illusioni furtive
saranno mortali missive.

martedì 11 gennaio 2011

Rime furiose [1]: Discesa in campo

Mafioso iroso pretese videoriprese protese
al plauso illuso di sorrisi condivisi
per casa persuasa di fazioso prezioso.

Rissoso e smanioso in tecnichese richiese
un astruso multiuso che gl'indecisi avvisi
com'egli accasa o rasa, sinuoso e oleoso.

Orgoglioso malavitoso scese sul paese:
telediffuso l'abuso, suddivisi i visi,
intasa e gasa il pauroso e l'incazzoso.

L'uso profuso nel confuso alluso,
illuso l'ottuso, escluso l'intruso,
eluso il recluso dal muso camuso,
diffuso e infuso il soffuso sopruso.

lunedì 10 gennaio 2011

Vendo, là

Più lo ascolto, meno lo sopporto.

Retorico e ipocrita spacciatore
di affettate illusioni latore.
Patetico demagogo demenziale
per raccattar voto sei esiziale.
Da mitologia televisiva acquisito
un mare di idee svendi imbolsito.
Disprezzi colui che t'è simmetrico
ma entrambi ambite il palcoscenico:
di fabbriche parimenti barone
dello sciopero ti vedi padrone.
Non senti quel vento sopra la testa?
E' storia d'idea che non s'arresta.
Né con chiacchiere né con violenza
tanta e tale la sua prevalenza.